Vittorio Sgarbi Sposa Sabrina Colle: La Rinascita Dalla Depressione e La Dura Verità dell’Amministratore di Sostegno

Nel teatro della vita pubblica italiana, pochi personaggi sono capaci di mescolare così sapientemente la critica d’arte, la polemica politica e l’intimo dramma personale come Vittorio Sgarbi. Il noto critico, figura vulcanica e spesso controversa, ha recentemente sorpreso l’Italia con un annuncio che segna un nuovo, e inaspettato, capitolo della sua esistenza: l’intenzione di convolare a nozze con la sua compagna storica, Sabrina Colle. “Sabrina e io ci sposiamo” è la frase, pronunciata con una leggerezza che nasconde la profondità del sentimento, che ha fatto il giro delle cronache, ma che in realtà è solo la punta dell’iceberg di una storia complessa, fatta di rinascita, amore incondizionato e, purtroppo, un doloroso conflitto familiare.

Vittorio Sgarbi, l'annuncio: “Sposo Sabrina Colle, è la mia medicina”

La Luce Dopo il Tunnel: L’Annuncio che Commuove

 

L’ottimismo del futuro nuziale è particolarmente significativo se contestualizzato nel recente passato di Sgarbi. L’annuncio del matrimonio giunge a circa sei mesi di distanza da un periodo estremamente difficile per il critico, culminato in un ricovero al Policlinico Gemelli di Roma per depressione. Per un uomo abituato a dominare la scena con la sua irruenza e la sua verbosità tagliente, l’esperienza del “tunnel della depressione”  rappresenta una fragilità inattesa e umana.

Ed è proprio qui che entra in gioco la figura di Sabrina Colle. La modella e attrice, compagna di Sgarbi da oltre 25 anni, è stata da lui stesso definita la sua vera “medicina” . In una confessione toccante, Sgarbi ha attribuito proprio all’affetto di Sabrina il merito di averlo aiutato a superare quel momento di crisi: “La mia medicina è stata soprattutto lei. Con la sua dolcezza mi ha aiutato a uscire dal tunnel della depressione”. Questa dichiarazione non è un semplice omaggio romantico, ma il riconoscimento del ruolo salvifico che l’amore, inteso come cura e sostegno incondizionato, può avere di fronte al male oscuro.

Il loro è un sodalizio che va oltre la convenzione, un amore lungo e profondo che ha dimostrato una resistenza unica  alle pressioni della vita pubblica e al tempo. La promessa di matrimonio, dunque, non è un atto impulsivo, ma il naturale coronamento di un rapporto basato su complicità e rispetto reciproco , un legame che ha saputo evolvere e rafforzarsi nelle avversità, promettendo di vivere l’eternità insieme non solo come amanti, ma come alleati insostituibili.

 

Un Amore Sui Generis che Sfida le Regole

 

Ciò che rende la storia tra Vittorio Sgarbi e Sabrina Colle così affascinante è la sua natura profondamente sui generis. È un’unione che ha sempre sfidato i canoni tradizionali, rivelando una dimensione intima quasi platonica che ha stupito il pubblico. In passato, la stessa Sabrina Colle aveva descritto al Corriere della Sera la loro relazione in termini a dir poco non convenzionali, rivelando che il contatto fisico tra loro fosse stato “rarissimo”, limitandosi a una manciata di volte in oltre due decenni.

“Stiamo insieme da 25 anni e lo abbiamo fatto solo sei o sette volte” è una frase che ha fatto storia, smontando l’idea che un legame duraturo debba necessariamente essere ancorato alla sfera della carnalità intensa. Il loro amore si è costruito su fondamenta diverse: la condivisione intellettuale, la mutua comprensione, e soprattutto, quel tipo di affetto profondo e incondizionato che trascende la fisicità. In un mondo ossessionato dall’esteriorità e dalle performance della coppia perfetta, Sgarbi e Colle offrono una testimonianza potente che la vera intimità può risiedere nell’accettazione reciproca e nel sostegno emotivo.

La decisione di sposarsi, in questo contesto, assume un valore ancora più simbolico. Non si tratta di dare una forma tradizionale a un rapporto già solido, ma di ufficializzare pubblicamente un patto di vita e di cura, soprattutto dopo la crisi di salute di Sgarbi. Il matrimonio diventa il sigillo di un amore che non si è mai arreso di fronte al tempo, alla distanza emotiva, o persino, come hanno dimostrato, alla distanza fisica.

 

L’Ombra del Tribunale: Il Conflitto con la Figlia Evelina

 

L’annuncio gioioso del matrimonio, simbolo di rinascita personale, viene però oscurato da un evento drammatico che investe la sfera familiare più stretta di Sgarbi. Il lieto fine, infatti, contrasta in modo stridente con un clima di profonda tensione che avvolge i suoi rapporti con i figli.

Il 28 ottobre prossimo , il critico d’arte è atteso in tribunale per rispondere a un’istanza presentata da sua figlia, Evelina Sgarbi, che ha richiesto l’attivazione di un amministratore di sostegno per il padre . Questa misura legale, destinata a proteggere soggetti che non sono più in grado di provvedere autonomamente ai propri interessi, ha scatenato la reazione immediata e di profondo dolore di Sgarbi.

“Sono molto amareggiato, offeso e addolorato” è stata la sua risposta, che rivela un’inattesa vulnerabilità dietro la corazza polemica. Essere chiamato a rispondere in tribunale della propria lucidità e capacità decisionale, proprio mentre si celebra una nuova fase di vita, è un colpo durissimo, che minaccia di minare la felicità ritrovata.

 

Il Sarcasmo Amaro e la Logica dell’Opportunismo

Tempesta su Sgarbi, la figlia chiede l'amministratore di sostegno: “Non è  più in grado di badare a se stesso”. Lui si oppone

La reazione di Sgarbi alla richiesta della figlia non è stata solo di dolore, ma anche di amaro sarcasmo. Alludendo a vecchie incomprensioni e a un rapporto teso, il critico ha commentato la situazione con una frecciatina che mirava a smascherare presunte motivazioni opportunistiche dietro l’azione legale. “Beh, le chiederò se vuole per caso un’altra borsa di Dior in regalo” , ha risposto alla domanda su come avrebbe affrontato la figlia in aula.

Sgarbi ha interpretato l’iniziativa legale di Evelina come l’ennesima manifestazione di una “logica opportunistica” . Ha ricordato un episodio di tre anni fa, quando la figlia avrebbe rifiutato un compenso di 100.000 euro per partecipare al Grande Fratello VIP , una cifra con cui, secondo lui, “avrebbe potuto comprarla la borsa senza pretenderla da me”. Pur ammettendo di averle poi fatto un regalo costoso, una borsa da 2.800 euro, Sgarbi ha mantenuto un giudizio severo sulle motivazioni della figlia, definendola “esosa” e una persona che “preferisce prendere scorciatoie invece di impegnarsi seriamente”.

Secondo la sua visione, la richiesta dell’amministratore di sostegno rientra precisamente in questo schema di ricerca di un tornaconto facile, un tentativo di intromettersi nei suoi affari personali e patrimoniali. “Questa storia dell’amministratore di sostegno rientra nella stessa logica” , ha chiosato il critico.

 

Due Anni di Vita, Due Verità Inconciliabili

 

La storia di Vittorio Sgarbi è così, sempre in bilico tra la luce del genio e l’ombra del dramma. Da un lato, l’amore “salvifico”  di Sabrina Colle, che lo riporta alla vita e lo spinge a celebrare il loro legame con un matrimonio; dall’altro, il “dolore”  e l'”offesa” causati dal conflitto con la figlia, una ferita che rende amara anche la gioia più grande.

Questo dualismo è ciò che cattura l’attenzione del pubblico. Sgarbi non è solo il critico che sposa la sua compagna, ma l’uomo che, mentre si prepara al sì più importante della sua vita, deve difendersi dalla figlia in un’aula di tribunale. La sua vicenda ci interroga sul vero significato della famiglia e dell’amore: quanto può essere forte un legame (quello con Sabrina) nel sostenere una persona contro il mondo, e quanto può essere distruttivo un altro legame (quello con la figlia) nel mettere in discussione l’identità e la dignità stessa di un individuo.

In attesa del lieto evento e, parallelamente, della triste udienza, l’Italia osserva il suo critico d’arte più iconico, riconoscendo in lui non solo il polemista, ma un uomo che sta vivendo, contemporaneamente, una delle più grandi gioie e uno dei più grandi dolori della sua vita privata. La promessa di matrimonio con Sabrina Colle resta, in questo quadro complesso, un atto di fede nella forza dell’amore sui generis come unica, vera, e più potente forma di resilienza.

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